
«Porto in scena la compessità dei ruoli classici»
Vanessa Gravina è Pazza, famosa pièce scritta da Tom Topor è andata in scena per la prima volta a Broadway nel1980. Fu il cinema a portarla al successo internazionale con una fortunatissima versione, dello stesso Topor, con Barbara Streisand nei panni della protagonista assieme a un giovane Richard Dreyfuss. Al fianco di Gravina, al Gioiello da domani a domenica, c'è Nicola Rignanese, la regia è di Fabrizio Coniglio.
L'intensità del ruolo riporta alla mente un certo genere di storie e personaggi che oggi è
difficile ritrovare mentre, negli anni 80 e a seguire ma non di molto, erano d'ordine. Ruoli che, infatti, attraversano i decenni incastrati nella memoria collettiva: «In effetti attingere a quel genere di drammaturgia - spiega l'attrice -è un po' come riferirsi al teatro iper classico. Come a una Medea o a una Antigone.
È quel genere di complessita che si contrappone allo spettacolo di consumo. Ci sono stati personaggi difficili e affascinanti, stupendi da interpretare. Mi viene in mente un film come Improvvisamente l'estate scorsa con la Taylor, era anche quello un thriller con un personaggio che aveva una gamma interpretativa incredibile. Sono storie di famiglie della porta accanto, per bene, normali, e invece..».
Pazza è Claudia Draper, squillo di lusso che viene accusata dell'omicidio di un anziano cliente e rischia una condanna a 25 anni di prigione. Nonostante il «mestiere», Claudia è ricca e la sua famiglia cerca di salvarla dal carcere volendola far dichiarare incapace di intendere e di volere. Lei rifiuta la strategia e si affida a un avvocato d'ufficio intelligente che l'aiuta a svelare tutti gli altarini di una famiglia disfunzionale. Rivelando, pure, le intollerabili pretese del cliente che hanno scatenato la sua reazione di difesa.
La carriera di Gravina è costellata di molti ruoli di successo a teatro ma anche al cinema e in televisione, «quando si va in scena si nasce e si muore. È faticoso ma bellissimo. Con ogni personaggio, riunisco tutta una serie di cose che mi sono accadute nella vita personale, perché il ruolo è la rappresentazione della rappresentazione». Anche forse soprattutto, a una bambina prodigio tocca difendersi: «Mia madre veniva continuamente fermata per strada, le domandavano se facevo pubblicità, cinema... avevo unvolto molto fotogenico. C'era della morbosità intorno a me che inevitabilmente mi ha condizionata. Ho dovuto fare i conti con il dover piacere a tutti. È stato come essere in ostaggio».
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