
Silvia Fatur
Dal 20 al 23 febbraio 2025 è stata presentata al Teatro Bobbio di Trieste “Pazza”, la nuova produzione teatrale de La Contrada. L’intenso e coinvolgente spettacolo, tratto dal testo di Tom Topor, non è nuovo alle scene. Ha debuttato infatti a Broadway nel 1980, per poi essere riproposto successivamente al cinema, con una Barbara Streisand ed un giovane Richard Dreyfuss come protagonisti. Anche in questa versione, a salire sul palcoscenico è stato un cast d’eccezione, composto da una sorprendente Vanessa Gravina, attorniata da Nicola Rignanese, Davide Lorino, Paola Sambo, Maurizio Zacchigna e Fabrizio Coniglio, che ne ha curato anche la regia.
La Gravina, attrice talentuosa e volto conosciuto della televisione e del teatro, completamente a suo agio nelle miniserie e fiction che popolano il piccolo schermo, è apparsa altrettanto spigliata nei panni di Claudia Carli, una squillo di alto bordo, accusata di omicidio. Claudia, malgrado la sua agiata famiglia, per salvarla, voglia farla dichiarare pazza ed internare in un istituto psichiatrico, rifiuta questa strategia e preferisce l’avvocato Tieri, un difensore d’ufficio, che, nel tentativo di negare l’infermità mentale della sua cliente, lentamente riuscirà a mettere a nudo un passato dalle sfaccettature inconfessabili.
Lo script, calibrato con estrema capacità, dosa abilmente le informazioni sulla vita del personaggio e sui segreti di una “normale” famiglia borghese, rivelandoli allo spettatore lentamente, esclusivamente attraverso i dialoghi, dopo averlo tenuto con il fiato sospeso, in un’escalation di sentimenti e commozione.
Intorno alla scenografia minimalista di Gaspare de Pascali e attraverso l’atmosfera creata dai suoni e dalle luci di Enza De Rose e Bruno Guastini, viene dipinta abilmente la gabbia entro cui è intrappolata la protagonista femminile ed esaltato il terrore che essa prova nell’essere considerata malata pur essendo perfettamente sana.
Si tratta di un thriller giudiziario che sfocia nello psicodramma. Parla di violenza sulle donne ed in particolare di quella più subdola, che si annida tra le mura domestiche. Tratta della difficoltà di essere accettati per quello che si è realmente e della discriminazione, soprattutto quella femminile. E dopo il monologo finale con cui Claudia, denunciando l’ipocrisia della psichiatria ufficiale, chiede al giudice: ”Ma perché una donna proveniente da una famiglia agiata che decide di fare la prostituta per scelta deve per forza essere considerata pazza? “ solo un mare di applausi!
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