di Walter Chiereghin
Un sogno a Istanbul ha debuttato al Teatro O. Bobbio di Trieste
Direttamente e ambiziosamente ispirata dal romanzo in versi di Paolo Rumiz La co- togna di Istambul, la nuova produzione del- la Contrada, Un sogno a Istanbul, è andato in scena dal 15 al 18 febbraio, debutto di una lunga tournèe. Il testo teatrale è opera di Alberto Bassetti e narra con un non comune coinvolgimento emotivo degli spettatori la storia dell’ingegnere austriaco Maximilian von Altenberg, e il suo innamoramento per Maša, musulmana, figlia di un partigiano, vedova e madre di due figlie, di grande fascino, conosciuta a Sarajevo nell’inverno del ’97. Due personalità, due storie e due culture che sembrano agli antipodi, ma che invece, complice anche una canzone d’amo- re, una favola struggente, La gialla cotogna di Istanbul, che la donna gli ha cantato, ir- retendolo in una vicenda amorosa interrotta per la partenza di lui, che deve tornare in patria e per tre anni non riuscirà, nonostante vari tentativi, a mettersi in contatto con la compagna. Quando alla fine rinnovano il loro incontro, la situazione è completamente mutata: Maša, gravemente malata, ha perso la sua sontuosa chioma di capelli rossi, devastata dalla chemioterapia che l’ha privata del suo lussureggiante ornamento, mentre la passione però si riaccende e finisce per illuminare l’ultimo tratto di strada della donna. Una storia toccante, di travolgente sensualità, sullo sfondo balcanico – ed europeo – della guerra asperrima che aveva straziato il territorio, sul quale si mescolano le piccole storie personali alla tragedia collettiva che ivi si è consumata. Ne sono protagonisti sulla scena una straordinaria Maddalena Crippa, assieme a Maximilian Nisi, con Mario Incudine, che ha composto anche le musiche dello spettacolo, e Adriano Giraldi, per la regia di Alessio Pizzech. Uno spettacolo intriso di autentica poesia, una ballata emozionante cui le musiche e le canzoni si raccordano La particolarità di questo spettacolo risiede proprio nella sua formula. Non è una commedia, non è una tragedia non è un musical, ma è una Ballata, una forma unica nel suo genere con canzoni che rendono il racconto estremamente travolgente e seduttivo, assolutamente coinvolgente come hanno reso evidente le reazioni del pubblico.
L’anatra all’arancia anche a Trieste
Dal 29 febbraio al 3 marzo è andata in scena al Teatro Bobbio una commedia brillante di William Douglas Home e riadattata da Marc-Gilbert Sauvajon, L’anatra all’arancia, molto conosciuta anche al pubblico italiano grazie al film di Luciano Salce del 1975, interpretato da Ugo Tognazzi, Barbara Bouchet e una strepitosa Monica Vitti, mentre la versione teatrale presentata dalla Contrada è una produzione della Compagnia Molière, in cui Claudio Greg Gregori dirige Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, che insieme ad Antonella Piccolo, Ruben Rigillo e Beatrice Schiaffino calcano brillantemente il palcoscenico divertendo il pubblico con un’intelligente riproposizione del testo, ancora fresco e frizzante nonostante fosse andato in scena per la prima volta nel 1967. La vicenda narra di una coppia che pare essere giunta all’epilogo della propria storia coniugale, dopo i ripetuti tradimenti del marito cui si è venuto ad aggiungere uno di lei, colta quasi in flagranza dal marito, imbattibile LA STIMOLANTE STAGIONE DE “LA CONTRADA” di Walter Chiereghin Maddalena Crippa in Un sogno a Istanbul © Barbara Rigon Carlotta Natoli ed Emilio Solfrizzi in Anatra all’arancia 33 N. 101 marzo 2024 MENSILE DI ARTE E CULTURA sommario TEATRO scacchista. E come in una impeccabile partita a scacchi, l’uomo convoca per un fine settimana la propria segretaria-amante e il nuovo uomo della moglie – rivelando di entrambi la sostanziale inconsistenza, al di là di un’apparenza accattivante, ma assolutamente superficiale. Ed è così che la situa- zione scivola verso l’inevitabile lieto fine (diciamo così). nel quale la coppia sull’orlo della pare ritrovare la ragion d’essere del loro stare assieme, in esito allo scoppiettante dialogo, condotto – a parte qualche sporadico e leggero scivolamento nella farsa – con ironia ed equilibrio, assicurando al pubblico un divertimento e magari, in qualche caso, una riflessione un poco più seria sulla condizione del proprio legame matrimoniale o, in genere, di coppia.
Lucio incontra Lucio: un evento speciale al Teatro O. Bobbio
Per una sola serata, lo scorso 8 marzo, è stato proposto al Teatro Bobbio un testo – e soprattutto un caleidoscopio di testi musicali –attinti alla vasta e collaudata discografia di due dei più popolari cantautori italiani, nati a poche ore di distanza l’uno dall’altro: Lucio Dalla il 4 marzo 1943 a Bologna e Lucio Battisti il giorno dopo, a Poggio Bustone, in provincia di Rieti. Cogliendo lo spunto da queste coincidenze anagrafiche, dall’omonimia e dalla possibile sovrapposizione temporale delle rispettive fortunate carriere è stato progettato fin dal 2017 lo spettacolo Lucio incontra Lucio, scritto da Liberato Santarpino e condotto da Sebastiano Somma, che ne firma anche la regia. Accompagnate da un valido gruppo di orchestrali (Marco De Gennaro, Gianmarco Santarpino, Aldo Vigorito, Giuseppe La Pusata e Lorenzo Guastaferro), le voci di Alfina Scorza, Elsa Baldini, Paola Forleo e Francesco Curcio hanno eseguito un’ampia antologia di alcuni dei più popolari “pezzi” dei due cantautori, da 4 marzo 1943 a Caruso per l’uno e da Pensieri e parole a Con il nastro rosa per l’altro, intervallati dalla narrazione – affidata a Somma – di biografia ed evoluzione artistica dei due, che seguendo percorsi paralleli (non si sono mai incontrati in un concerto o in uno spettacolo) hanno innovato in profondità la canzone italiana, percorrendo talvolta sentieri di sperimenta- zione anche ardita, ma conseguendo grazie a una quantità di testi musicali il più vasto successo di pubblico e di critica. Mentre Dalla, in una lunga carriera di altalenante centralità, almeno fino al successo conse- guito sul palcoscenico di Sanremo con la canzone che reca come titolo la sua data di nascita, non esitò a tentare l’incontro con altri artisti, a partire dal nucleo bolognese degli esordi, in cui figuravano nomi come Morandi o Guccini, e poi l’incontro con Gino Paoli – che per primo comprese chi aveva di fronte e lo incoraggiò –, continuando poi a interagire volentieri coi colleghi, com’è stato per la trionfale tournèe assieme a Francesco De Gregori, intitolata Banana Repubblic. Del tutto diversa la carriera ar- tistica di Battisti, musicista atipico e irrego- lare, anticonformista e appartato, che esor- dendo nell’ombra, sfornava canzoni di suc- cesso affidandole ad altri interpreti, come Per una lira, per i Ribelli, Il paradiso per Patty Pravo, oppure Nel cuore, nell’anima o 29 settembre, per l’Equipe 84. E poi, in un magico sodalizio con Mogol, inanellando una quantità di brani che hanno modificato il panorama musicale italiano fin dai primi anni Settanta, prima di infrangere il sodalizio cercando ancora vie nuove. Una parte di questi due repertori è stata efficacemente presentata al pubblico di diverse generazioni presente in sala, che ha mostrato di gra- dire con applausi ripetuti, con canti appena bisbigliati, portandosi poi a casa la rievocazione di pensieri e parole che sono state la colonna sonora della vita di ciascuno.
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