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Immagine del redattoreLa Contrada TeatroStabilediTrieste

"Kollettivo Cera Guevara" Andrea Mitri ai Fabbri con i suoi "Pannolovers" - IL PICCOLO 01/03/24



Annalisa Perini / Trieste


Uno spettacolo ironico, ma non troppo, a metà tra una conferenza e un reading poetico, che racconta anche la solitudine di un individuo, il suo tentativo di non perdere il senso collettivo della vita, che può sfuggire di mano, e la possibile forza salvifica della poesia. Oggi e domani alle 20.30 al Teatro dei Fabbri debutta "Kollettivo Cera Guevara" di e con Andrea Mitri, prodotto dalla Contrada.


Attraverso poesie, diari ritrovati e atti di polizia, lo spettacolo prova a ricostruire la storia di un collettivo poetico nato durante il lockdown, ma prematuramente scomparso. Ex calciatore professionista della Triestina, Mitri da anni è impegnato sulle scene come attore, anche nell'improvvisazione teatrale, e ha pubblicato un romanzo e libri di racconti. Nei suoi testi fonde spesso surreale e verosimile, per addentrarsi nelle sfumature della realtà. Dal calcio al teatro e alla scrittura lo contraddistingue la capacità di mettersi in gioco e l'idea del monologo, presentato nella rassegna "AiFabbri2", è nata dalla sua frequentazione del mondo del poetry slam, che Mitri, triestino, ma residente in Toscana, ha scoperto da qualche anno spinto dagli amici del collettivo fiorentino Ripescati Dalla Piena. «Sono gare a cui si partecipa con poesie proprie della durata massima di 3 minuti – racconta - e da performare senza l'aiuto di musiche o costumi, sottoponendosi al giudizio di una giuria di persone scelte tra il pubblico».


Una partecipazione entusiasta che lo ha portato ben presto anche ad arrivare alle finali nazionali del 2022. E da questa esperienza sono nati una ventina di testi, confluiti nel suo libro "Pannolovers", uscito a febbraio, e appunto in "Kollettivo Cera Guevara". «È uno spettacolo divertente, ma forse a tratti ci si commuoverà e arrabbierà – spiega l'autore e interprete - mentre il senso è anche riflettere sul tema della solitudine nelle proprie case, perché, sia pure per nuove abitudini apprese e altre perdute, dopo la pandemia può persistere l'onda lunga della difficoltà a tornare "là fuori"». Mitri, a proposito dello sport osserva che: "«à il valore dell'accettare e relativizzare le sconfitte, del poter perdere, ma anche del poter ricominciare e prendersi una rivincita». Un messaggio valido in ogni campo, anche quando per riconnettersi con gli altri può non sembrare così banale che la via d'uscita dalla solitudine sia semplicemente aprire la porta. —


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